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L’avvento delle nuove tecnologie sta decisamente rivoluzionando il mondo del lavoro. Non si tratta solo della nascita di una modalità come lo smart working che ha permesso a tanti lavoratori, circa 250mila in Italia, di lavorare in autonomia come, quando e dove desiderano, ma anche della nascita di nuove professioni lavorative e della scomparsa di altre, sostituite dal lavoro delle macchine.
Ma come cambierà il futuro del lavoro e quale sarà il suo rapporto con la tecnologia? Ecco quello che c’è da sapere sull’argomento.
Il rapporto tra nuove tecnologie, disoccupazione e occupazione
Indubbiamente l’avvento della nuova tecnologia e soprattutto di quella più avanzata ha influenzato moltissimo il mercato del lavoro. Recenti ricerche del settore hanno evidenziato come il 10% delle mansioni lavorative attualmente esistenti sono destinate a scomparire nel giro dei prossimi cinque o dieci anni mentre un altro 34% subirà profonde modifiche.
È indubbio che una grande fetta di lavoratori, quelli fatta dai più anziani e meno avvezzi alla tecnologia, è stata tagliata fuori dal mercato poiché proprio l’utilizzo dei pc, di internet e di molti altri strumenti di ultima generazione è una discriminante importante per riuscire a trovare un nuovo impiego.
Grazie alla nascita della e-cig e alla scoperta del fenomeno dei neet, ossia i not in education, employment or training, ormai non è più possibile dividere la popolazione mondiale in occupati e disoccupati perché tutto si è fatto più fluido e la maggior parte delle persone è destinata a trascorrere la sua vita tra periodi di lavori intervallati da periodi di inattività più o meno lunghi.
In quest’ottica, ovviamente, cambia anche la percezione della pensione, ormai una chimera sempre più lontana, e sono tanti gli esperti che richiedono una profonda riforma del sistema previdenziale italiano, non più in linea con questo nuovo mercato del lavoro fortemente influenzato dalle nuove tecnologie e improntato ad una evidente precarietà.
Futuro del lavoro: il veloce passaggio alla sharing economy
Un segnale evidente di come le nuove tecnologie stiano impattando non solo sul mondo del lavoro ma su tutta la vita degli individui è il passaggio dall’economia classica a quella che viene definita sharing economy ossia l’economia della condivisione, resa possibile solo grazie all’arrivo di internet e dei nuovi strumenti di comunicazione come lo smartphone.
La sharing economy sta lentamente abituando i consumatori al riuso degli oggetti, che vengono rivenduti per avere una seconda vita, ma anche alla condivisione di beni, proprietà e servizi. Ne sono un esempio lampante piattaforme come AirBnb oppure Uber che mette in condivisione case e auto per godere di tanti benefici e allo stesso tempo risparmiare.
I nuovi lavoratori, i cig workers, sono sicuramente più poveri dei loro genitori ma riescono a concedersi tutto proprio grazie all’aiuto delle nuove tecnologie e di una nuova mentalità improntata alla condivisione di tutto.
Le nuove tecnologie, poi, sono un’importante fonte di nuove opportunità professionali fino ad ora sconosciute come quelle che vengono offerte a chi ha una seconda casa e la utilizza come b&b oppure i rader che sfruttano le app per smartphone per raccogliere domande di beni e servizi da consegnare direttamente a casa.
Una rivoluzione, insomma, che non sarebbe stata possibile senza l’arrivo delle nuove tecnologie.
Il nuovo rapporto tra uomo e robot
Un dibattito sempre aperto che ora più che mai è all’attenzione di tutti è quello del rapporto tra uomo e robot. Per anni molti hanno implorato di bloccare il progresso tecnologico per evitare che molti posti di lavoro classici potessero essere sostituiti dalle nuove tecnologie, facendo crescere in modo esponenziale il numero dei disoccupati.
Il progresso, però, non può di certo essere fermato e oggi la discussione si sposta su un nuovo aspetto: l’avvento dei robot sarà un bene o un male per il mondo del lavoro? In un suo recente studio, l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite ha evidenziato come fra qualche anno le macchine sostituiranno l’umano nel 66% delle mansioni attualmente svolte.
I fautori della tecnologia, però, sottolineano che saranno le professioni meno qualificate a risentirne e i lavoratori potranno beneficiare dalla scomparsa delle mansioni più ripetitive e alienanti come le catene di montaggio. Sicuramente l’avvento dei robot porteranno ad un’ulteriore rivoluzione del mercato del lavoro e saranno in tanti quelli che dovranno modificare e ampliare le proprie competenze per non restare tagliati fuori dal mercato del lavoro.
Una sfida complessa, definita l’industria 4.0, che ha una storia ancora lunga e tutta da scrivere per il futuro del lavoro: spetterà alle nuove generazioni fare in modo che il rapporto fra robot e uomo sia sempre più equilibrato.
Quali sono le nuove tecnologie che avranno un grande impatto sul futuro del lavoro
Ci sono alcune nuove tecnologie, già presenti o in fase di sviluppo, che più delle altre impatteranno sulla vita delle generazioni future. Le auto a guida autonoma, ad esempio, sono una grande novità destinata a cambiare profondamente il nostro modo di concepire i trasporti.
In alcune città italiane sono già in uso i treni della metropolitana a guida autonoma ma il vero salto di qualità verrà fatto quando anche le macchine con la stessa tecnologia saranno una quotidianità, rappresentando anche un grande passo in avanti nella lotta alle stragi sulla strada che ogni anno lascia sull’asfalto un contributo di circa un milione di vittime in tutto il mondo.
Anche le stampanti 3D saranno una nuova tecnologia in grado di salvare vite umane e di velocizzare produzioni di ogni tipo perché con queste stampanti si potranno realizzare dagli oggetti di uso comune alle valvole cardiache.
L’intelligenza artificiale è già una realtà abbastanza concreta e in futuro sarà impiegata sempre di più per riuscire a fornire servizi personalizzati agli utenti che potranno fare shopping e svolgere tante mansioni quotidiane con l’aiuto dell’assistente intelligente, ma la più grande tecnologia destinata a rivoluzionare davvero le nostre vite sarà la CRISPR. Si tratta di un editing di genoma capace di curare ogni tipo di malattia genetica, dall’Aids al cancro.