Indice
L’introduzione del termine smart working, vale a dire lavoro agile, non è di certo una novità in Italia, anche se l’avvento della pandemia ha contribuito a rendere l’argomento decisamente più popolare.
Cos’è lo smart working?
Trattasi sostanzialmente di una versione ancora più evoluta rispetto al tradizionale lavoro da casa, altresì noto come telelavoro. Vantaggio tutt’altro che indifferente per il lavoratore in smart working è la vantaggiosa opportunità di conciliare al meglio i propri compiti lavorativi con i suoi impegni personali mediante orari decisamente più flessibili.
Ne consegue che grazie allo smart working, il lavoro si adegua alle esigenze specifiche del lavoratore che, di conseguenza, non solo può svolgere appieno la sua professione al di fuori del posto di lavoro tradizionale, ma può anche organizzarsi al meglio, sulla base di quelle che risultano le sue necessità effettive.
Lavorare comodamente da casa, standosene magari seduti sul divano, oppure fare colazione in un bar e rispondere alle e-mail standosene seduti al tavolino, organizzare una call via WhatsApp, prendere parte ad una riunione via Skype, mettere mano a documenti condivisi senza varcare l’ingresso dell’ufficio sono tutte scene sempre più frequenti, merito dei progressi considerevoli effettuati in ambito tecnologico.
Risultato dello smart working è che l’azienda riesce a raggiungere i risultati decisi a monte, che la qualità di vita del lavoratore ne trae benefici e la produttività tende a salire.
A tal proposito, se desideri avere una panoramica ancora più chiara circa i cambiamenti dell’attuale mercato del lavoro, a seguito dell’avvento dello smart working e del telelavoro, ti rimando alla lettura di questo articolo: “Smart Working e Telelavoro: come sta cambiando il mondo del lavoro?”
Come funziona lo smart working in Italia?
A regolamentare lo smart working è il ddl, scritto da Maurizio del Conte, professore di diritto del lavoro alla Bocconi. 9 sono gli articoli che disciplinano ogni aspetto relativo al lavoro svolto al di fuori dei confini tradizionali dell’impresa. Retribuzione, diritti, infortuni e privacy costituiscono gli snodi cruciali.
Prima di accennare ai punti salienti del ddl inerente allo smart working, è bene evidenziare che, da un lato, vengono lasciati margini sufficienti in riferimento alla contrattazione tra datore di lavoro e dipendente, e, dall’altro, l’accordo del rapporto lavorativo prevede chiarezza massima in quanto a orari, modalità di impiego degli strumenti di lavoro e recesso.
I punti principali del ddl sullo smart working sono i seguenti:
- in riferimento alla retribuzione, non ci devono essere differenze rispetto al lavoro svolto in ufficio;
- solo i lavoratori a tempo indeterminato e a tempo determinato possono lavorare in smart working. Non figurano le partite IVA tra coloro che possono beneficiare del cosiddetto lavoro agile, ma soltanto i lavoratori dipendenti;
- è prevista la copertura dell’Inail a fronte di eventuali infortuni;
- è possibile lavorare in smart working anche solo una volta a settimana;
- ai lavoratori in smart working vengono riconosciuti gli stessi incentivi fiscali, connessi alla contrattazione di secondo livello, vale a dire quella aziendale.
La situazione in Italia
Il tema dello smart working è sempre più ricorrente nelle aziende italiane. Potremmo definirlo in uno stato di sviluppo medio, complice anche la pandemia, rispetto alla fase esplorativa di qualche anno fa. Per poter competere al meglio, numerose aziende, specie quelle di servizi, si sono già preposte l’ambizioso obiettivo di avviare nei mesi venturi progetti di questa tipologia. Altre realtà imprenditoriali, invece, intendono avviare iniziative di flessibilità solo per specifici profili o per venire incontro alle esigenze di alcuni lavoratori che preferiscono lavorare da casa, quando possono.
Come ci si può facilmente aspettare, sono prevalentemente le multinazionali le più grandi sostenitrici dello smart working. Lo stesso non si può dire per le piccole e medie imprese, specie se a conduzione familiare, dato che 1/3 di queste non ha alcun interesse nei confronti di questo approccio lavorativo.
Numeri alla mano, citando le stime dell’Inail, con l’avvento del lockdown, in totale erano ben 1.827.792 i lavoratori in smart working, di cui la maggioranza, per la precisione ben 1.606.617, dopo norme attinenti all’emergenza epidemiologica.
Che lo smart working, però, non diventi una moda temporanea!
Al momento, vi sono tutti i presupposti per credere che lo smart working rappresenti un’opportunità interessante per snellire un mercato del lavoro che in Italia arranca rispetto ai Paesi dell’Unione Europea. L’errore da evitare tassativamente è considerare il fenomeno come una semplice moda passeggera, senza soffermarsi sugli effettivi cambiamenti di un modello organizzativo che, sotto certi aspetti, rende più felici i lavoratori e più produttive le aziende.
Lavoratori più felici e aziende più produttive: la combinazione perfetta è possibile con il lavoro agile
Dove è stato sperimentato lo smart working, il tasso di assenteismo è andato incontro ad una riduzione davvero considerevole. Inoltre, i lavoratori hanno dimostrato un maggiore affiatamento nei team, impegnandosi nel raggiungimento degli obiettivi pattuiti, facilmente monitorabili sia dal management che dal datore di lavoro.
Grazie al lavoro agile, le imprese risparmiano in maniera considerevole, visto che non occorre una postazione fissa sul posto di lavoro. Zero spese quindi in materia di consumi energetici, di costi di infrastrutture e soprattutto nell’affitto della sede che, di fatto, non deve essere necessariamente grande come prima.
Il ruolo della tecnologia
Affinché tutto prosegua per il verso giusto, è fondamentale che la strumentazione tecnologica che le imprese mettono a disposizione dei dipendenti risulti di alto livello. Solo una connessione internet stabile, infatti, può permettere a chi lavora da casa di dare il meglio di sé. Su questo punto, c’è da constatare che il 5G sarà la sfida del futuro, anche se molto è già stato fatto con il potenziamento della fibra ottica.
Insomma, un modello lavorativo che a molti piace, al punto che sarebbero disposti anche a rinunciare a determinati benefit, come l’auto aziendale, pur di lavorare comodamente da casa.