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In Italia esistono diversi tipi di contratto di lavoro che regolano il rapporto tra il dipendente e il datore di lavoro. Quali sono le caratteristiche di ognuno? In che modo sono strutturati e quali sono gli obblighi e i doveri che entrambe le parti devono rispettare?
Differenza tra contratto subordinato e autonomo
Prima di addentrarci nello specifico dei contratti di lavoro è fondamentale fare una distinzione tra le due macro categorie in cui si dividono: il contratto subordinato e il contratto autonomo.
Il contratto di tipo subordinato viene stipulato tra un dipendente e una azienda. Al dipendente viene riconosciuto uno stipendio in cambio della sua attività lavorativa nei tempi e negli orari che verranno regolamentati dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL).
A questa categoria appartengono una serie di contratti che andremo poi ad analizzare nello specifico:
- Contratto a tempo indeterminato
- Contratto a tempo determinato
- Contratto di somministrazione
- Apprendistato
- Contratto di lavoro part-time
A differenza del precedente, il contratto autonomo, viene stipulato tra l’azienda e un lavoratore esterno come, ad esempio, un consulente o un freelance a partita IVA. In questo caso il lavoratore non è un dipendente ma il suo rapporto è regolato esclusivamente dal raggiungimento di un obiettivo che è stato concordato con l’azienda che gli ha commissionato il lavoro. Per questo tipo di collaborazione non ci sono vincoli di orari di ingresso o di uscita dal posto di lavoro; il professionista può quindi gestire il suo tempo in completa autonomia ricordando però i tempi e i termini dell’accordo stipulato.
Il lavoro part-time
Il lavoro part time è una possibilità da concordare con il proprio datore di lavoro e permette di svolgere la propria attività con un orario ridotto.
Il contratto di lavoro part time può essere sia determinato che indeterminato e prevede dalle 16 alle 30 ore settimanali che possono essere ripartite in tre modi diversi:
- part time orizzontale in cui il dipendente lavora tutti i giorni della settimana per 4 o 5 ore al giorno
- part time verticale in cui invece il dipendente lavora full time in giorni specifici stabiliti dal contratto.
- part time misto che è semplicemente una via di mezzo tra le due precedenti.
Queste tipologie di contratto hanno gli stessi diritti di un contratto a tempo pieno per quanto riguarda congedi, ferie, ecc. La scelta di un part time rispetto ad un altro può dipendere da diversi fattori come ad esempio dal tipo di servizi che offre l’azienda o dalla disponibilità del dipendente. In ogni caso lavorare part time permette di gestire meglio il rapporto vita / lavoro a discapito, naturalmente, di una retribuzione piena che si avrebbe con un lavoro full time.
Ulteriori tipologie di contratto
Abbiamo visto le macrocategorie in cui vengono raggruppati i principali tipi di contratto di lavoro. A queste però si aggiungono alcuni contratti di lavoro che non si possono raggruppare in nessuna delle categorie precedenti:
- contratti parasubordinati, di cui fanno parte anche le collaborazioni coordinate e continuative (in passato definiti come “contratti a progetto”),
- prestazioni occasionali,
- contratto di arruolamento,
- tirocinio formativo,
- stage.
Tipologie di contratti di lavoro
Nei paragrafi precedenti abbiamo cominciato a fare una distinzione generale sui tipi di contratto di lavoro cercando di dividerli in base a come viene regolato il rapporto tra dipendente e datore di lavoro.
Ora entriamo più nel dettaglio e analizziamo i principali contratti di lavoro in modo da capire meglio le differenze e le caratteristiche di ognuno di essi.
Contratto di lavoro a tempo indeterminato
Questo è sicuramente il più importante contratto che si può stabilire tra un dipendente e un datore di lavoro. All’interno di esso vengono stabilite con esattezza:
- Il tipo di contratto con relativo inquadramento
- La retribuzione concordata
- Le mansioni e i compiti del lavoratore
- Gli orari lavorativi e la data di inizio del rapporto di lavoro
Questo tipo di contratto non ha scadenze prefissate e dura fino a quando una delle due parti non decide, nei termini stabiliti dalle legge, di porre fine al contratto di lavoro. Le leggi che regolano il contratto di lavoro a tempo indeterminato sono due:
- Statuto dei lavoratori (legge n. 300 del 20 maggio 1970)
- il Jobs Act (legge n. 183 del 10 dicembre 2014) valido per tutti i contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati dopo il 7 marzo 2015.
In base alla data di stipula del contratto si può rientrare solo in una delle due leggi e quindi una esclude l’altra. In poche parole se il vostro contratto di lavoro è stato stipulato prima del 7 marzo 2015 rientrate nello statuto dei lavoratori altrimenti fate parte dei dipendenti che sono regolati dal Jobs Act.
Contratto di lavoro a tempo determinato
Il contratto determinato, a differenza del precedente, ha una data di cessazione del rapporto di lavoro che deve essere indicata fin dall’inizio. La durata del contratto è vincolata da alcune regole:
- Il singolo contratto a tempo determinato non può durare più di 12 mesi
- è possibile prorogarlo fino ad un massimo di 24 mesi complessivi.
- il numero di dipendenti a tempo determinato deve essere proporzionato ai lavoratori assunti a tempo indeterminato. Questo avviene per evitare abusi di contratti a termine.
Contratto di somministrazione
Nel contratto in somministrazione sono coinvolte tre parti:
- il lavoratore, in questo caso definito “interinale”,
- il datore di lavoro,
- l’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro che svolge il lavoro di tramite tra le due parti.
Questo tipo di contratto regola quello che è definito come “lavoro in affitto” in cui l’agenzia mette a disposizione delle aziende dei lavoratori interinali che possono essere assunti sia a tempo determinato che indeterminato.
Nel caso di collaborazioni a tempo determinato la durata del contratto è vincolata da alcune regole:
- il rapporto non può avere una durata di più di 36 mesi.
- dopo 5 proroghe del contratto scatta in automatico il passaggio al contratto a tempo indeterminato.
Contratto di lavoro a chiamata
Il contratto di lavoro a chiamata è un tipo di contratto di lavoro a tempo determinato utilizzato quando il datore di lavoro ha bisogno, temporaneamente, di ricoprire con urgenza un ruolo all’interno della sua organizzazione.
Per legge queste collaborazioni prevedono che il lavoratore svolga questo contratto per massimo 400 giorni in 3 anni solari (1095 giorni) altrimenti il dipendente viene considerato come assunto a tempo indeterminato. A queste disposizioni fanno eccezione i lavoratori che operano nel settore del turismo, dello spettacolo e dei pubblici servizi.
Apprendistato
Questo tipo di contratto prevede una formazione professionale del lavoratore all’interno della realtà aziendale ed è rivolto ad alcune specifiche categorie:
- lavoratori dai 15 ai 29 anni
- lavoratori in mobilità licenziati a seguito di una riduzione del personale (es. licenziamento collettivo)
- da chi percepisce un’indennità di disoccupazione.
Stage
SI tratta di un tipo di contratto determinato con una durata prestabilita ed è rivolto alle aziende che decidono di inserire all’interno della loro realtà dei giovani che, alla fine del percorso di formazione, potrebbero anche essere assunti.
Esistono varie tipologie di stage in base al soggetto che ne fa richiesta e ai suoi obiettivi:
- Stage curriculare pensato per i giovani che, durante il loro percorso di studi, devono ottenere dei crediti formativi attraverso un’esperienza in una realtà aziendale. In questi casi lo stage, oltre ad offrirgli i crediti che gli servono per completare gli studi, gli fornisce anche un primo approccio sul mondo del lavoro e sulle sue dinamiche.
- Tirocinio formativo: si tratta di una possibilità di inserimento lavorativo per:
- soggetti che al momento sono disoccupati e che vogliano rientrare nel mondo del lavoro
- soggetti inoccupati che devono ancora entrare e inserirsi nel mondo lavorativo.
Da notare che, dopo la riforma Fornero, non è più possibile proporre stage gratuiti ai giovani. Per questo motivo è prevista una retribuzione minima garantita dalla regione di competenza.
Considerazioni sui tipi di contratti di lavoro
Dopo aver analizzato i principali contratti di lavoro previsti dal nostro ordinamento possiamo trarre alcune semplici considerazioni. Naturalmente il contratto a tempo indeterminato è quello che fornisce maggiori garanzie al lavoratore in termini di durata e garanzia di retribuzione. Anche lo stato riconosce i vantaggi di questo tipo di contratto (in termini fiscali e contributivi) e, proprio per incentivarli, inserisce in tutti gli altri dei limiti di tempo e delle durate specifiche.
Dal punto di vista di chi assume l’indeterminato ha però costi maggiori in quanto l’azienda, ogni mese, deve versare allo stato anche le tasse e le aliquote assistenziali e previdenziali. Questo è uno dei motivi che spinge le aziende a preferire altre forme di contratto con meno vincoli sia dal punto di vista dei costi che in termini di possibilità di rescissione del rapporto di lavoro.