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Il binomio benessere sul lavoro e produttività in azienda è uno degli argomenti più dibattuti in assoluto. È risaputo, infatti, che dipendenti più felici di lavorare in un contesto lavorativo sereno, basato sul rispetto dei ruoli e sulla collaborazione tra i colleghi, sono spinti a dare il meglio.
Non è un caso se in molti Paesi dell’Unione Europea che danno molta importanza alle politiche di welfare aziendale, gli standard delle prestazioni lavorative risultano ampiamente superiori rispetto a quelle che si vedono nel nostro Paese nonostante i molti decreti legislativi che incentivano il controllo del benessere organizzativo. Tutto ciò, pertanto, risulta fattibile perché i dipendenti non fanno di certo mancare il loro impegno.
Salute e produttività: due facce della stessa medaglia
Tuttavia, non ci sono solo ed esclusivamente la componente retributiva o quella tecnologica ad incidere sul benessere sul lavoro. Un contesto lavorativo sano, pulito, ordinato favorisce l’ambiente lavorativo e, di conseguenza, anche la produttività tende ad aumentare.
Di converso, un ambiente lavorativo malsano, caotico insieme a rapporti ostili tra i colleghi è quanto di peggio ci possa essere in ottica di salute dei lavoratori: la salute dei dipendenti, infatti, non ne giova di certo, visto che depressione, ansia, malattie cardiovascolari e stress diventano purtroppo problemi con cui occorre confrontarsi quotidianamente.
Strategie volte a migliorare il benessere aziendale
Al fine di incrementare il welfare aziendale, vi sono tutta una serie di aspetti fondamentali da tenere seriamente in considerazione.
Gestione degli spazi
Per tenere alta la concentrazione dei dipendenti e per motivarli al meglio, l’illuminazione del posto di lavoro è essenziale. Ambienti cupi, come prevedibile, generano depressione con maggiore probabilità.
Esercizi di Team Building
Tra le strategie di maggiore successo, prese in prestito dai contesti aziendali anglosassoni, figurano di sicuro gli esercizi di team building. Il motivo? Collaborare per obiettivi comuni, dando il massimo, non fa altro che aumentare il senso di appartenenza dei lavoratori all’interno del gruppo aziendale. La capacità di ascolto delle richieste dei colleghi, poi, fa sì che gli individualismi vengano accantonati a favore della collaborazione e del benessere sul lavoro. Di conseguenza, la produttività ne risente positivamente.
Ambiente di lavoro: la gestione dei conflitti
Per contesto lavorativo sano, non si deve prendere in considerazione solamente l’illuminazione, la ventilazione e la pulizia dei locali. Anche l’aspetto psicologico, infatti, non va lasciato al caso. A fronte di eventuali conflitti e di eccessivi carichi di lavoro, da sempre sinonimici di stress, occorre riportare la serenità in azienda. Per questo motivo è utile conoscere alcuni “trucchi” per riuscire ad ottenere benefici istantanei per combattere lo stress da lavoro. Come? Di ricette vincenti ve ne sono a iosa. Le pratiche di meditazione, specie ultimamente, vanno per la maggiore in una parte delle multinazionali presenti nel nostro Paese. I loro effetti sono a dir poco straordinari. Le prestazioni e il benessere dei dipendenti tendono a migliorare. Questione avente a che fare strettamente sia con il livello di soddisfazione di questi ultimi che con il loro senso di appartenenza.
Cultura dell’healty working
Si parla, a tal proposito, con sempre maggiore insistenza di healty working: un ambiente lavorativo vivibile migliora la produttività. Sotto questo punti di vista, però, il divario tra l’Italia e gli altri Paesi dell’U.E. risulta ancora evidente. Gli stili di leadership prevalenti nelle imprese nostrano sono ancora troppo verticali e gerarchici, a differenza di modelli maggiormente orizzontali, più diffusi all’estero. D’altronde, soprattutto in Italia, prevalgono le imprese a conduzione familiare, dove vige il modello del padre-padrone che ha un ruolo fortemente accentratore.
Benessere sul lavoro: il divario generazionale
Altro ostacolo tutt’altro che semplice da aggirare riguarda la convivenza di diverse generazioni all’interno dello stesso ufficio, oltre a tutta una serie di pregiudizi da bypassare.
I lavoratori con più anni di esperienza rappresentano un patrimonio inestimabile per ogni impresa, visto che in quanto a valori, know-how e conoscenza della struttura e dei processi interni, almeno in linea teorica, dovrebbero avere una marcia in più. Considerarli più lenti e soprattutto refrattari al cambiamento è un errore da evitare tassativamente. Inoltre possono essere molto utili per consigli sulla gestione delle dinamiche interne e dei conflitti. Altro aspetto da non trascurare.
Dall’altro lato, le nuove leve hanno voglia di farsi le ossa, di imparare e inoltre sono più inclini alle relazioni. Considerarli come viziati, sempre sui social network, è un altro tipo di errore da non fare. Pertanto, la vera sfida consiste nel dare il giusto benessere a tutti, affinché la produttività aziendale ne giovi.
Il ruolo dell’arredamento d’ufficio
Anche i criteri inerenti a come l’ufficio viene arredato incidono sul benessere di chi lavora: ad esempio, i lavoratori più anziani, generalmente, sono più sedentari.
Di conseguenza, ad andare per la maggiore, visto anche l’innalzamento dell’età media dei lavoratori, sono tutti quegli arredi che facilitano i movimenti e che consentono di cambiare postura. Sedie ergonomiche e tavoli regolabili in altezza sono il più evidente esempio a tema.
Gli open-space, tanto cari ai giovani, devono presentare tutte quelle caratteristiche in grado di farli sentire a loro agio e di stimolare la creatività: la presenza di punti di incontro informali, fra cui le aree relax o la caffetteria, giocano un ruolo sempre più decisivo ai fini dell’healty working.
La mancanza di pianificazione strategica è un mostro a tre teste
Una considerevole arretratezza organizzativa abbinata alla mancanza di pianificazione strategica è una delle zavorre da cui molte imprese nostrane, specie quelle più piccole a conduzione familiare, non riescono a liberarsi. Ecco spiegata una delle motivazioni per cui, rispetto alle aziende estere, molte imprese italiane pagano dazio in termini di competitività.
A far peggiorare le cose, poi, subentrano ostacoli come la gestione approssimativa dei collaboratori e degli obiettivi. Sapevi ad esempio che all’estero il 50,7% delle realtà imprenditoriali è solito condurre periodicamente indagini inerenti al clima aziendale? E in Italia? Il dato è vertiginosamente più basso: appena il 14,3% delle nostre imprese si prende la briga di sondare il clima aziendale che si respira.
E a livello di comunicazione interna, le cose purtroppo non vanno meglio: il 74% delle imprese straniere suole svolgere attività strutturate a tema. A livello nazionale, invece, il dato scende al 35,7%. Il motivo di questo divario è che si finisce per credere erroneamente che i costi di queste attività risultino piuttosto elevati. Lo stesso dicasi per il tempo da dedicarci. Il problema, infatti, si riflette anche nella cultura manageriale: pratiche virtuose, volte a favorire la cultura organizzativa aziendale, in Italia, purtroppo, finiscono spesso per passare in secondo piano.
Tirando le somme, il binomio benessere sul lavoro e produttività aziendale non deve essere visto come una mera utopia. Tutt’altro. Se si adottano gli strumenti giusti in un contesto lavorativo incentrato sulla collaborazione e sul rispetto dei ruoli, i dipendenti sono più felici e quindi più produttivi.
Uno spunto importante che consente alle nostre imprese di essere maggiormente produttive e di apportare considerevole benessere ai lavoratori riguarda strettamente gli investimenti in innovazione e in formazione. Questi ultimi non fanno altro che migliorare la qualità del lavoro, oltre ad accrescere il livello generale d know-how, sia in termini individuali che collettivi.
L’azienda fa capire ai lavoratori il loro ruolo strategico e questi ultimi, sentendosi direttamente coinvolti in un progetto, danno il massimo.
Se nei Paesi anglosassoni è un modello vincente, perché non trasferirlo tout court anche in Italia?