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L’emergenza Coronavirus in Italia ha obbligato la maggior parte delle aziende che hanno potuto utilizzarlo a ricorrere al telelavoro, ossia il lavoro da casa.
Dotati di un computer ed una connessione internet, tanti dipendenti hanno potuto continuare a lavorare senza troppe difficoltà, portando avanti il proprio compito ma fra le quattro mura domestiche.
L’esperimento, forzato dalle circostanze, sembra dare buoni frutti tanto che sono in molti quelli che scommettono che, una volta terminata l’emergenza, nulla sarà più come prima. Fra Smart Working e Telelavoro, ecco come sta cambiando il mondo del lavoro.
Che cos’è il telelavoro
Questo termine indica un tipo di lavoro che non si svolge nella sede dell’azienda ma da una sede differente, di solito l’abitazione del dipendente. Questo tipo di lavoro ha avuto il suo battesimo e da lì la sua massima diffusione negli Stati Uniti, agli inizi degli anni Settanta, grazie alla diffusione della prima tecnologia che ha permesso l’utilizzo anche da casa di determinati strumenti indispensabili per lavorare.
Con il telelavoro il dipendente ha gli stessi vincoli che avrebbe in ufficio, è obbligato ad un determinato orario di lavoro e in molti casi la sua presenza online viene verificata e monitorata attraverso particolari strumenti di controllo.
Non è previsto, quindi, che il lavoratore possa fare degli orari diversi o possa gestire la sua giornata lavorativa in modo differente rispetto ai colleghi che sono in sede. L’unico elemento di differenza è il luogo che per chi usufruisce del telelavoro deve essere la propria casa.
Questa soluzione, che fino ad ora non era mai stata particolarmente amata in Italia, ha invece subito un notevole incremento nelle ultimi anni, complice la crisi legata alla diffusione del contagio da Coronavirus. Tante aziende, infatti, pur di mandare avanti le imprese hanno adottato questo sistema e i risultati positivi che si stanno avendo sono molto incoraggianti anche per il futuro.
Che cos’è lo smart working
Lo smart working viene spesso confuso con il telelavoro ma si basa su presupposti completamente diversi.
Nello smart working, infatti, il dipendente è libero di svolgere la sua attività lavorativa come, dove e quando ritiene opportuno. Può lavorare da casa ma può anche decidere di farlo in uno spazio di coworking oppure di viaggiare e collegarsi ai dispositivi aziendali ogni volta da una nazione diversa. Il presupposto dello smart working è la massima libertà e il raggiungimento di un obiettivo produttivo fissato dall’azienda.
Mentre il telelavoro, quindi, altro non è che un trasferimento della propria postazione di lavoro dall’ufficio alla propria casa, con lo smart working si assiste ad una totale autonomia del dipendente che ha piena fiducia da parte dell’azienda che lo reputa in grado di raggiungere l’obiettivo prefissato senza alcun controllo da parte del datore di lavoro.
Con lo smart working il lavoratore ha modo di bilanciare più armoniosamente la vita privata e quella personale poiché è esso stesso che decide i tempi di lavoro e quelli di svago oppure da dedicare alla famiglia. Si tratta, quindi, di una forma di lavoro che è perfetta per tutte quelle donne che hanno l’incombenza di figli e famiglia, per chi ha un familiare con problematiche di salute da accudire o semplicemente per coloro che amano viaggiare e possono in questo modo coniugare lavoro e passioni.
I numeri del telelavoro e dello smart working
Prima dell’impennata legata all’emergenza Coronavirus, in Italia i numeri di coloro che riuscivano ad ottenere il tanto agognato smart working non erano così entusiasmanti. Complice probabilmente una scarsa conoscenza dello strumento, in Italia il telelavoro riguarda una percentuale di dipendenti che oscilla fra il 2,5 e il 5% degli occupati.
Lo smart working, invece, riguarda solo 250mila fortunati, pari al 7% della forza lavoro dipendente. Numeri ancora molto esigui che però non tengono presente dei numerosi aspetti positivi che lo smart working potrebbe portare alle aziende. I dipendenti che riescono a bilanciare in modo felice la vita personale con quella professionale, infatti, risultano essere più produttivi e ad avere un minor livello di assenteismo.
Il lavoro agile, poi, comporta per l’azienda un notevole risparmio economico perché le con il lavoro agile i dipendenti non hanno necessità di una postazione fissa in azienda e questo vuol dire che l’impresa risparmia sui costi di infrastrutture, di consumi energetici, di affitto di sedi più grandi. Anche il controllo della produttività è più semplice perché grazie allo smart working i lavoratori sono invogliati a raggiungere un obiettivo determinato, traguardo facilmente verificabile dal datore di lavoro.
Come sta cambiando il mondo del lavoro con le nuove modalità di lavoro agile
Se il ricorso allo smart working e al telelavoro in modo così massiccio è frutto della necessità di non fermare il lavoro delle aziende durante questa quarantena forzata, i risultati positivi ottenuti in queste settimane fanno ben sperare per il futuro. La condizione necessaria per la diffusione di queste forme di lavoro agile, infatti, è la fiducia da parte dell’impresa oltre alla presenza di una strumentazione tecnologica adatta a consentire ai lavoratori di potersi collegare da qualsiasi parte del mondo per svolgere il proprio lavoro.
Molta strada è sicuramente ancora da percorrere e prevede innanzitutto la diffusione della connessione tramite fibra su tutto il territorio nazionale piuttosto che la creazione di gestionali in grado di essere performanti e di agevolare il lavoro di ogni collaboratore. L’emergenza purtroppo ha colto il mondo del lavoro italiano impreparato e lo ha costretto ad una corsa contro il tempo per adeguarsi alle necessità del momento.
Il frutto di questa esperienza, però, non deve essere disperso perché i sistemi di welfare aziendale devono basarsi sempre di più sul bilanciamento fra vita e lavoro, vera chiave di felicità per tutti i dipendenti che – c’è da scommetterci – potranno trovare maggiori soddisfazioni nello smart working invece che in benefit come l’auto aziendale, lo smartphone oppure gli incentivi di fine anno.