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Le frasi da evitare ad un colloquio, banalmente, sono quelle che ci dipingono diversi da ciò che siamo veramente e che non fanno emergere la nostra vera personalità. In pratica ci sono una serie di questioni personali e professionali che non andrebbero affrontate perché quello del colloquio di lavoro non è il posto adatto.
L’esaminatore è una persona preposta a valutare se il nostro modo di essere e le nostre attitudini lavorative sono adatte alla figura ricercata e all’ambiente di lavoro in cui questa verrà inserita.
Per questo non bisogna vivere il colloquio come un ostacolo insuperabile né tantomeno come qualcosa per cui farsi prendere dall’ansia, una delle peggiori alleate quando siamo sotto pressione. Se ti stai preparando per un colloquio e hai intenzione di mostrare il meglio di te ecco quali sono le frasi da evitare e cosa non dire ad un colloquio e le motivazioni per cui dovresti rivedere il modo in cui hai deciso di presentarti.
Non mentire
È inutile millantare abilità che non possediamo, certificati mai conseguiti o skills che non fanno parte del nostro modo di essere perché potrebbe capitare una domanda che, irrimediabilmente, farà crollare tutto il castello di bugie.
Quindi anziché inventare meriti che non abbiamo sarebbe preferibile rispondere con una frase del tipo “al momento non ho ancora approfondito questo aspetto lavorativo perché mi sono concentrato su altro ma, in ogni caso, non avrei alcun problema ad imparare”.
Molto spesso le aziende non cercano una persona brillantemente qualificata per tutte le mansioni interne quanto, piuttosto, una risorsa che sappia inserirsi bene nel flusso lavorativo e che comprenda rapidamente cosa deve fare ed in che modo deve farlo.
Non straparlare
Molte persone tendono a fare quello che in lingua inglese è definito come “over-sharing”, ovvero a condividere troppe informazioni personali con interlocutori che non dovrebbero addentrarsi troppo in certi ambiti privati. Se hai commesso errori in passato o se hai avuto un grosso problema con il tuo precedente capo non è necessario iniziare a rendicontare con ogni dettaglio la faccenda. Non ti mette in buona luce e ti fa passare solo come un problematico piantagrane.
Anche in questo caso, se desideri portare l’interlocutore a conoscenza del tuo background lavorativo e vuoi parlare di ciò che non ti è piaciuto nel tuo passato puoi ribaltare in positivo ciò che dirai.
Per esempio potresti dire che alcune esperienze del tuo background lavorativo ti hanno fatto capire che per te nell’ambiente di lavoro contano la tranquillità ed il rapporto trasparente tra colleghi.
Questo è diverso dal dire che nel tuo vecchio lavoro eri circondato da iene sempre pronte a farti notare il minimo errore. Quindi evita di parlare male di capi, colleghi, aziende ed esperienze passate ma poniti sempre in ottica positiva.
Non dare risposte secche ma non esagerare
No. Non lo so. Non l’ho mai fatto. Non mi piace.
Sono tutte risposte secche che vanno bene per il dialogo con un bambino e non di certo con un candidato che cerca lavoro. Evita di mostrarti taciturno perché metterai l’interlocutore in difficoltà dal momento che le domande del colloquio di lavoro che avrà preparato sono studiate per argomentare risposte più complete ed interessanti.
Al tempo stesso evita di lanciarti in un monologo teatrale, magari interrompendo l’interlocutore e annoiandolo con la tua sfilza di “io, io, io”. Una risposta soddisfacente non deve superare il minuto di conversazione e se tendi ad essere prolisso esercitati a comunicare in modo sintetico e dritto al punto.
Puoi chiedere la retribuzione?
Ovvio che puoi. Quando andiamo a lavorare per conto di qualcuno non lo facciamo di certo per beneficienza ma perché offriamo le nostre abilità ed il nostro tempo in cambio del giusto corrispettivo in denaro e diritti. Questo non ti da il permesso di lanciarti in modo troppo diretto in un freddo “Quant’è la paga?”, soprattutto tra le prime domande che riguarderanno la collaborazione.
Piuttosto procedi per gradi chiedendo i tempi di inserimento in azienda, la durata delle procedure di selezione, l’eventualità di un periodo di formazione e l’impegno orario settimanale rispetto al compenso e al contratto. Ci sono modi e modi di dire le cose per cui non mostrarti legato solamente al compenso.
Davvero non hai domande?
Hai presente quelle occasioni in cui una persona parla dinanzi ad un nutrito pubblico di ascoltatori e, al termine, si rivolge a loro chiedendo:” Ci sono domande?”.
A quel punto cala il silenzio, qualcuno fruga nella borsa, qualcun altro giocherella con lo smartphone e l’interlocutore rimane impietrito dinanzi ad un pubblico che sembra essersi spento.
Sgradevole, vero?
In quelle occasioni, magari, il timore di parlare dinanzi ad altre persone spinge i singoli ad evitare di alzare la mano e fare domande ma quando sei ad un colloquio questa situazione è assolutamente da evitare.
Chiedere dimostra interesse e coinvolgimento ed è un buon modo per capire meglio come è strutturato l’ambiente di lavoro. Quali domande potresti fare? Non c’è un memorandum delle domande ideali perché molto dipende dal contesto. Esistono però le domande più frequenti del colloquio di lavoro che potrebbero aiutarti a capire anche cosa aspettarti.
Una buona domanda potrebbe essere “Cosa vi aspettate dalla nuova risorsa nei primi mesi di inserimento sul lavoro?” oppure quesiti attinenti alla mission aziendale, alle strategie messe in atto in particolari situazioni e via discorrendo. In altre parole informati prima sulla realtà nella quale intendi essere assunto e formula qualche domanda che possa soddisfare la tua curiosità.
Occhio ai tuoi difetti
Tutti abbiamo difetti ma c’è modo e modo di presentarli. Piuttosto che uscirtene con frasi ormai scontate come “il mio difetto è essere curioso e perfezionista” cerca di individuare aspetti della tua professionalità che hai cercato di migliorare negli ultimi tempi.
Magari è preferibile dire che “in passato tendevi a gestire male il tuo tempo ma grazie all’esempio di un collega più anziano hai appreso come migliorare la produttività senza andare pressione a ridosso delle scadenze e che questo è stato importante per migliorare la tua persona”.
Non dipingerti come una persona capace di resistere allo stress, collaborativa e curiosa perché è quanto di più scontato esista nell’ambito della ricerca di nuove risorse da inserire. Parla di cosa ti aspetti di offrire e di quali soluzioni hai individuato per correggere uno tuo difetto caratteriale che, in ogni caso, ti distingue e ti caratterizza a livello di personalità.
Evita storie non attinenti
Se hai vinto un premio alla lotteria o se quando eri in vacanza in Canada ti sei lanciato con il paracadute possono essere aneddoti utili o perfettamente inutili. Dipende sempre dal contesto. Se l’interlocutore dovesse chiederti qual è la situazione più assurda in cui ti sei trovato e come l’hai risolta può anche andare bene il racconto di un aneddoto personale ma solo se ha attinenza alla domanda.
Anche in questo genere di argomenti evita di fare monologhi noiosi ma punta dritto al focus della domanda e rispondi in modo coerente, sintetico ed esplicativo. Ricorda sempre che i recruiters analizzano competenze caratteriali e lavorative e che le domande non sono casuali.
Quando ti chiederanno “come ti vedi tra dieci anni”, per esempio, non è ideale rispondere “non ne ho idea” perché darebbe di te l’idea di una persona che non fa progetti e che non sogna. Prova a rispondere sinceramente, come se stessi cercando la risposta da riferire a te stesso dinanzi allo specchio.